Quante
volte negli ultimi mesi hanno tentato di convincerci che era meglio
rottamare?
Ci siamo convinti, l'abbiamo fatto. Abbiamo rottamato. O meglio, loro hanno rottamato.
Ci siamo convinti, l'abbiamo fatto. Abbiamo rottamato. O meglio, loro hanno rottamato.
Al
momento, almeno per quanto riguarda le vicende interne al Partito
Democratico tale rottamazione sembra aver cominciato a produrre i
suoi effetti. Se tali effetti siano positivi o negativi non ci
interesserebbe stabilirlo se non fosse che ci si trova costretti a
registrare uno spargimento (per la verità metaforico) di sangue e
diverse teste mozzate. Una guerra civile, apparente, un tutti contro
tutti, in cui si imbracciano fucili, ci si appunta le dichiarazioni
al vetriolo del compagno di minoranza del partito per replicare ma,
in verità, solo per procrastinare sempre un po' più in là il
principio della fine. Le schermaglie interne al Pd producono nei più
il più assoluto disinteresse. Esse sono, però, il sintomo più
evidente del fallimento di un fenomeno, quello della rottamazione,
che avrebbe potuto garantire più di quello che, al momento, ha
effettivamente realizzato.
Partita con il proposito di rottamare una
classe dirigente e placare definitivamente le divergenze interne al
partito, la gestione Renzi al momento annovera solo l'acuirsi delle
medesime storiche contrapposizioni e una conduzione quasi patriarcale
del partito, dove il dissenso non è contemplato. Sì, certo, si può
sostenere che Renzi non abbia fatto altro che replicare un
comportamento familiare ai leader di sinistra (l'accordo col giaguaro
sul testo di riforma della legge elettorale) ma tale convergenza di
abitudini non può e non deve divenire un'attenuante per chi si è
autoproclamato come il nuovo e di tale ideale ha fatto il cuore della
sua ascesa politica.
Ė naturale per chi è abituato a vivere la
politica in maniera passiva accontentarsi delle parole e reclamare i
fatti solo nel segreto della cabina, per poi cambiare bandiera e
avventurarsi nella sperimentazione di nuove dimensioni politiche:
l'indeciso cronico petulante rappresenta il modello dell'elettore
medio in Italia, disposto a cambiare casacca, da destra sinistra, da
Forza Italia al Pd, dal Pdl a Rivoluzione Civile fino a giocarsi il
tutto per tutto con i Cinque Stelle di Grillo.
Non
sarebbe meglio, in quanto elettori, reclamare l'esercizio del diritto
di rappresentatività nei confronti dei nostri parlamentari e dei
nostri rappresentati, dentro e fuori i palazzi delle istituzioni?
Invece di lamentarci a posteriori dell'insensatezza della prossima
legge elettorale, un Porcellum rottamato più che un Italicum degno
di questo nome, perché non fare qui, adesso, una battaglia
quotidiana, per esempio, sull'introduzione delle preferenze? Non c'è
appartenenza politica che tenga in una battaglia per la legalità
poiché tale è quella sulle preferenze. Perché, allora, non
pretendere da Renzi, dai renziani, dagli alfaniani, dai meloniani, da
tutti coloro che si autoproclamano come il “nuovo” il rispetto
del nostro diritto, nostro quanto loro, di scegliere i nostri
rappresentanti, senza il listino bloccato, effetto del solito dictat
dell'onnipresente e redivivo Berlusconi?
Si
parte sempre dalle piccole cose e la rottamazione avrebbe dovuto
partire proprio da questo per farci credere che sì, stavolta è
diverso.
Le
riunioni della segreteria alle sette e mezzo del partito, la parità
di genere e la sbandierata età media sui “30 anni” dei
componenti di tale segreteria non bastano a certificare l'avanzata
del nuovo. La politica si misura secondo l'unità di misura del
“fare”, come sostiene lo stesso Renzi. Qui, però, si è fermi al
“mostrare, al far credere di fare”.
L'Italicum
degno di tale nome, un modello di legge elettorale esportabile anche
all'estero sarebbe un gran passo, un gesto pratico e simbolico
importante per Renzi come leader e come modello politico.
Chissà
se Renzi si accontenterà di divenire l'ennesima meteora del panorama
politico italiano o deciderà di apporre un sigillo importante
nell'evoluzione e per il futuro del nostro paese, ridando spessore
etico e morale alla più nobile e antica delle arti, la politica.
Un
unico consiglio: Matteo, fidati, cambia verso. Ma per davvero.
Da pochi giorni è possibile aderire alla sottoscrizione "Preferisco le preferenze" per l'introduzione delle preferenze nel testo di riforma di legge. Per informazioni e sottoscrizioni clicca qui www.change.org
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