Gli
ultimi sondaggi registrano un testa a testa fra Pd e Forza Italia. Il
Movimento 5 Stelle, stabile da alcune settimane, dopo la bagarre
degli scorsi giorni alla Camera dei Deputati e le polemiche con la
presidente Boldrini viene dato in continua crescita.
Matteo
Renzi, dal canto suo, sembra ignorare questi dati e andare avanti per
la sua strada, impegnato a rendere duratura, almeno in apparenza, la
convivenza interna al partito con l'amico-nemico Enrico Letta. Ormai
la staffetta al governo fra il segretario Pd e il premier è data
come certa e sta spopolando da giorni sulle prime pagine di giornali
e siti internet. Più paventata dai media che realmente voluta dalle
forze politiche. Il governo è in perenne fibrillazione. Gli
scossoni, provenienti più dalla maggioranza che dall'opposizione,
tengono in un limbo l'azione del governo e del parlamento. Questa
legislatura, secondo i dati riportati da Ballarò lo scorso martedì,
vede i deputati quasi esclusivamente impegnati a ratificare i decreti
legislativi di provenienza governativa che a presentare vere e
proprie leggi di iniziativa parlamentare. Un governo in stallo e
un'attività parlamentare ferma. In questa palude, il segretario Pd
sta tentando di non farsi logorare. Tutto il tempo che lo separa
dalle prossime elezioni, e lui lo sa, è decisivo per sancire
l'affermazione o la morte della sua leadership. Dopo aver portato a
casa la riforma della legge elettorale, che a fine gennaio è
approdata in commissione riforme, l'azione riformatrice di Renzi
sembra essersi affievolita. Uno stop che non giova all'immagine del
giovane rottamatore fiorentino che deve alla novità tutta la sua
fortuna e la credibilità della sua leadership politica.
Smentito
dagli stessi grillini, ieri, sulla possibilità che alcuni
militanti-deputati potessero abbandonare il gruppo parlamentare per
confluire nel Pd, Renzi, intervistato da Agorà, è tornato a
ribadire di non voler prendere parte a nessuna staffetta con Letta,
"sono
tantissimi i nostri che dicono: ma perché dobbiamo andare al governo
senza elezioni? Ma chi ce lo fa fare? Ci sono anch'io tra questi, nel
senso che nessuno di noi ha mai chiesto di andare a prendere il
governo".
Il
segretario è convinto che la sua ascesa politica debba essere
legittimata dal passaggio elettorale. Non a caso, nelle ultime ore,
ha confidato ai suoi di non voler fare la fine del rivale D'Alema.
Sarebbe pronto ad immolarsi e a occupare Palazzo Chigi solo a patto
di una chiamata unanime e di un patto di governo che lo blindi alla
guida del paese fino al 2018. Ma questo scenario sembra pressoché
impossibile da realizzarsi. Sul fronte centro-destra, infatti, dopo
il ritorno di Casini, Berlusconi è intenzionato a fortificare
l'immagine di padre della patria. E' durata ventiquattro ore
l'apertura del leader FI sulle preferenze poi prontamente smentita.
Proprio
per questo, Renzi nell'uscita domenicale ribadisce "nessun
governo con Berlusconi". Il suo rivale è ancora il Cavaliere e
di questo Renzi è consapevole. Tutto fuorché un clima tranquillo
quello in cui è costretto a lavorare il rottamatore, che si è anche
ricandidato a sindaco per le comunali di Firenze del prossimo maggio.
I prossimi giorni sono decisivi. Le scadenze che attendono il governo
sanciranno il destino non solo dell'esecutivo ma, inevitabilmente, anche quello
del segretario del Pd.