
Prima di arrivare al timone di Report, programma di punta di Rai 3 da 17 anni, la gavetta: porte chiuse, insistenza e caparbietà. Dopo 5 anni di lavoro presso le sedi regionali, la prima collaborazione in Rai con Mixer di Giovanni Minoli. E poi i teatri di guerra internazionali: Jugoslavia, Cambogia, Vietnam, Somalia, Cecenia. I primi esperimenti di "giornalismo del pleistocene", lo chiama lei. Telecamera e taccuino, solitudine e intuito. Servizi raffazzonati ma dal contenuto potentissimo. E' questa la formula che farà la fortuna di Milena Gabanelli e della sua squadra. Fino a Professione Report e poi il Report dei giorni nostri: servizi di argomento economico e temi scelti seguendo l'istinto dell"uomo-spettatore medio". Così la Gabanelli racconta il backstage del programma, forte di una squadra ormai collaudata, "affetta da patologia compatibile" scherza lei: Simona Giannini, Bernardo Iovene, Sigfrido Ranucci gli inviati storici.
Non è affatto rosa il presente e il futuro del ruolo dell'informazione in Italia, confessa la popolare giornalista. Abituata a fronteggiare le querele che i personaggi al centro delle sue inchieste puntualmente indirizzano tanto a lei quanto ai suoi collaboratori, Milena Gabanelli riconosce che c'è un problema molto grave di credibilità e "perdita della funzione sociale del giornalista in Italia". "C'è poca tutela del sistema dell'informazione" - confessa a malincuore la giornalista - e l'abitudine a intimidire i giornalisti, contravvenendo così a garantire il diritto alla libera informazione". Per tutelarsi a Report, tutto viene riportato per iscritto: tesimonianze, interviste. Tutto viene conserato, verbali, atti, documenti.
"A intorbidire il sistema è la politica", sostiene la Gabanelli. I politici rifuggono le domande scomode. Il ruolo del "watchdog", il giornalista a guardia del potere, nel Belpaese è un'utopia. Così si finisce quasi sempre in tribunale, dove le cause durano, se va bene, 7 anni. "Negli altri paesi - dice la Gabanelli - se trascini ingiustamente un giornalista in tribunale sei obbligato a risarcirlo con un multiplo di quanto hai chiesto". Ma lei, la donna delle inchieste sul Monte dei Paschi di Siena, Antonveneta, Finmeccanica, su Antonio Di Pietro e i rimborsi gonfiati nei consigli regionali, non demorde: "mi illudo di non fare un lavoro che non serve a niente, altimenti avrei già smesso". La signora delle videoinchieste conclude con un "one man show" il suo intervento fra gli studenti: li coinvolge, li interroga, si avventura tra la platea, mette in piedi una lezione, dà consigli pratici su come entrare nel mondo del lavoro.
Tre le dritte per i futuri giornalisti: idee, costanza, preparazione. E una gran bella dose di pazienza.
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